Il codice civile, che racchiude in un testo scritto e conciso le regole del vivere civile (agevolmente individuabili mediante numerazione progressiva), rappresenta la massima espressione dell’unità nazionale fungendo da Costituzione dei rapporti tra i privati. Il superamento dell’antico particolarismo giuridico ha implicato la revisione delle fonti normative grazie alla moderna scienza della legislazione. Gli edificatori dello Stato liberale avvertirono l’esigenza, teorizzata dagli studiosi che fra la seconda metà del Settecento e l’inizio dell’Ottocento elaborarono la grammatica delle leggi civili (cooperando altresì al riordino della sistematica), di semplificare da un lato il reperimento dei precetti generali ed astratti, dall’altro la loro comprensione per mezzo di proposizioni semplici e decifrabili da tutti. Muovendo da questo scenario storico-evolutivo il lavoro intende attualizzare il dibattito che precede attraverso quattro itinerari: il primo ha ad oggetto la centralità del codice civile nel prisma della gerarchia valoriale anteponente i princìpi ordinatori alle regole specifiche (ius singulare) dettate dalla legislazione speciale; il secondo verte sul nesso tra discrezionalità delle assemblee parlamentari, argomento naturalistico e radice equitativa del ius positum la quale si eleva a presupposto di validità dello stesso (da qui la discussione intorno ai rimedi esperibili in ipotesi di norma iniqua o irragionevole); il terzo concerne la rilevanza delle decisioni giudiziali (interne ed extrastatuali) in vista della formazione del diritto comune europeo; il quarto riguarda infine i rischi legati alle logiche autoritarie che in passato condussero alla degenerazione del diritto provocata dalle teorie sull’«ordinamento concreto», affrancate da ogni direttrice morale, le quali – ad esempio – legittimarono l’abrogato art. 1, ult. comma, del nostro codice civile e gli statuti ad esso correlati.
L'autorevole codice civile: giustizia ed equità nel diritto privato
CALVO R
2013-01-01
Abstract
Il codice civile, che racchiude in un testo scritto e conciso le regole del vivere civile (agevolmente individuabili mediante numerazione progressiva), rappresenta la massima espressione dell’unità nazionale fungendo da Costituzione dei rapporti tra i privati. Il superamento dell’antico particolarismo giuridico ha implicato la revisione delle fonti normative grazie alla moderna scienza della legislazione. Gli edificatori dello Stato liberale avvertirono l’esigenza, teorizzata dagli studiosi che fra la seconda metà del Settecento e l’inizio dell’Ottocento elaborarono la grammatica delle leggi civili (cooperando altresì al riordino della sistematica), di semplificare da un lato il reperimento dei precetti generali ed astratti, dall’altro la loro comprensione per mezzo di proposizioni semplici e decifrabili da tutti. Muovendo da questo scenario storico-evolutivo il lavoro intende attualizzare il dibattito che precede attraverso quattro itinerari: il primo ha ad oggetto la centralità del codice civile nel prisma della gerarchia valoriale anteponente i princìpi ordinatori alle regole specifiche (ius singulare) dettate dalla legislazione speciale; il secondo verte sul nesso tra discrezionalità delle assemblee parlamentari, argomento naturalistico e radice equitativa del ius positum la quale si eleva a presupposto di validità dello stesso (da qui la discussione intorno ai rimedi esperibili in ipotesi di norma iniqua o irragionevole); il terzo concerne la rilevanza delle decisioni giudiziali (interne ed extrastatuali) in vista della formazione del diritto comune europeo; il quarto riguarda infine i rischi legati alle logiche autoritarie che in passato condussero alla degenerazione del diritto provocata dalle teorie sull’«ordinamento concreto», affrancate da ogni direttrice morale, le quali – ad esempio – legittimarono l’abrogato art. 1, ult. comma, del nostro codice civile e gli statuti ad esso correlati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.