The book places the figure of the educator in contemporary times starting from a generative question: why do it and why precisely today? Anyone who chooses to deal with the well-being and transformation of people and communities cultivates a relationship radical relationship with life, of dedication to listening to oneself and the world around, of recognition of styles, climates, ways of being with which each individual and each group tells its own story. It is an exercise of patience, of vocation - however paradoxical - to the solitude and of protecting silence as an incubator of just actions. An educator investigates the beauty harnessed in the most crooked destinies, in the most most crooked, in the most curled-up souls to defend themselves from old and new enemies and their ghosts, to discover that what is beautiful is vital, wise and opens up infinite futures. He who educates possesses the history of those who educated: imagining strategies, places and times to foster the blossoming of humanity's highest potential. He educates, finally, who finds a reason in trying to follow the accelerated race accelerated pace of our time to enchant it from time to time, and allow a possible future to be realised, to be loved, to be share according to a destiny that is different for each and for all: to become what we are, together.

Il libro colloca nella contemporaneità la figura dell’educatore partendo da una domanda generatrice: perché farlo e perché proprio oggi? Chiunque scelga di occuparsi del benessere e della trasformazione di persone e comunità coltiva un rapporto radicale con la vita, di dedizione all’ascolto di sé e del mondo intorno, di riconoscimento di stili, climi, modi di essere con i quali ogni individuo e ogni gruppo racconta la propria storia. È un esercizio di pazienza, di vocazione – per quanto paradossale – alla solitudine e di tutela del silenzio come incubatore di azioni giuste. Un educatore indaga sulla bellezza imbrigliata nei destini più sghembi, nelle anime più arricciate per difendersi da vecchi e nuovi nemici e dai loro fantasmi, per scoprire che ciò che è bello è vitale, sapiente e apre a infiniti futuri. Chi educa possiede la storia di chi ha educato: immaginando strategie, luoghi e tempi per favorire la fioritura del massimo potenziale di umanità. Educa, infine, chi trova una ragione nel provare a seguire la corsa accelerata del nostro tempo per incantarlo di quando in quando, e permettere a un futuro possibile da realizzare, da amare, da condividere secondo un destino differente per ciascuno e uguale per tutti: diventare ciò che siamo, insieme.

Incantate le nostre vite. Pensieri e riflessioni su educazione e società

Gianni Nuti
2024-01-01

Abstract

The book places the figure of the educator in contemporary times starting from a generative question: why do it and why precisely today? Anyone who chooses to deal with the well-being and transformation of people and communities cultivates a relationship radical relationship with life, of dedication to listening to oneself and the world around, of recognition of styles, climates, ways of being with which each individual and each group tells its own story. It is an exercise of patience, of vocation - however paradoxical - to the solitude and of protecting silence as an incubator of just actions. An educator investigates the beauty harnessed in the most crooked destinies, in the most most crooked, in the most curled-up souls to defend themselves from old and new enemies and their ghosts, to discover that what is beautiful is vital, wise and opens up infinite futures. He who educates possesses the history of those who educated: imagining strategies, places and times to foster the blossoming of humanity's highest potential. He educates, finally, who finds a reason in trying to follow the accelerated race accelerated pace of our time to enchant it from time to time, and allow a possible future to be realised, to be loved, to be share according to a destiny that is different for each and for all: to become what we are, together.
2024
979-12-5984-699-0
Il libro colloca nella contemporaneità la figura dell’educatore partendo da una domanda generatrice: perché farlo e perché proprio oggi? Chiunque scelga di occuparsi del benessere e della trasformazione di persone e comunità coltiva un rapporto radicale con la vita, di dedizione all’ascolto di sé e del mondo intorno, di riconoscimento di stili, climi, modi di essere con i quali ogni individuo e ogni gruppo racconta la propria storia. È un esercizio di pazienza, di vocazione – per quanto paradossale – alla solitudine e di tutela del silenzio come incubatore di azioni giuste. Un educatore indaga sulla bellezza imbrigliata nei destini più sghembi, nelle anime più arricciate per difendersi da vecchi e nuovi nemici e dai loro fantasmi, per scoprire che ciò che è bello è vitale, sapiente e apre a infiniti futuri. Chi educa possiede la storia di chi ha educato: immaginando strategie, luoghi e tempi per favorire la fioritura del massimo potenziale di umanità. Educa, infine, chi trova una ragione nel provare a seguire la corsa accelerata del nostro tempo per incantarlo di quando in quando, e permettere a un futuro possibile da realizzare, da amare, da condividere secondo un destino differente per ciascuno e uguale per tutti: diventare ciò che siamo, insieme.
Pedagogia sociale, professione educatore, attivismo pedagogico, territorio, solitudine, silenzio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14087/12601
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