La varietà di italiano proposta a modello dalla scuola nel corso del Novecento è notoriamente stata caratterizzata da tratti di artificialità e distanza dalla lingua parlata e comune. Anche i principi di funzionamento utilizzati per descriverla a fini didattici si sono almeno in parte discostati dalle norme di riferimento in altri ambiti: per la loro incongruenza rispetto alle indicazioni grammaticografiche, alcuni precetti linguistici introdotti o adattati dagli insegnanti si connotano ancora oggi come regole o anche pseudoregole tipiche del contesto scolastico. Il contributo si propone di presentare e discutere alcune di queste (pseudo)regole verificandone la matrice scolastica e l’andamento diacronico nei quaderni contenuti nel CoDiSSc (Corpus Digitale di Scritture Scolastiche) con l’obiettivo di interpretare le istanze didattiche che possono aver motivato l’affermazione di convenzioni linguistico-educative in altri domini assenti o comunque adottate con molto maggiore flessibilità. È proposto in chiusura un approfondimento dedicato allo specifico caso delle norme relative all’uso dell’apostrofo in fin di rigo: prototipico di come i modelli normativi scolastici siano risultati nel passato refrattari ai cambiamenti, l’esempio intende evidenziare come, per converso, anche regole scolastiche tradizionalmente radicate nel sentire comune siano destinate a evanescenza con l’avvento della scrittura digitale.
Tra norma, usi e sentire comune: pseudoregole dell’italiano attraverso il CoDiSSc
Luisa Revelli
2024-01-01
Abstract
La varietà di italiano proposta a modello dalla scuola nel corso del Novecento è notoriamente stata caratterizzata da tratti di artificialità e distanza dalla lingua parlata e comune. Anche i principi di funzionamento utilizzati per descriverla a fini didattici si sono almeno in parte discostati dalle norme di riferimento in altri ambiti: per la loro incongruenza rispetto alle indicazioni grammaticografiche, alcuni precetti linguistici introdotti o adattati dagli insegnanti si connotano ancora oggi come regole o anche pseudoregole tipiche del contesto scolastico. Il contributo si propone di presentare e discutere alcune di queste (pseudo)regole verificandone la matrice scolastica e l’andamento diacronico nei quaderni contenuti nel CoDiSSc (Corpus Digitale di Scritture Scolastiche) con l’obiettivo di interpretare le istanze didattiche che possono aver motivato l’affermazione di convenzioni linguistico-educative in altri domini assenti o comunque adottate con molto maggiore flessibilità. È proposto in chiusura un approfondimento dedicato allo specifico caso delle norme relative all’uso dell’apostrofo in fin di rigo: prototipico di come i modelli normativi scolastici siano risultati nel passato refrattari ai cambiamenti, l’esempio intende evidenziare come, per converso, anche regole scolastiche tradizionalmente radicate nel sentire comune siano destinate a evanescenza con l’avvento della scrittura digitale.File | Dimensione | Formato | |
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