Il contributo si propone di vagliare criticamente il valore dello spazio nei servizi per l’infanzia mostrando come esso sia un indice antropologico di ampia portata ermeneutica. La strutturazione degli spazi, infatti, prefigura semantiche e prossemiche che rivelano, anche come latenze, chi sia il bambino, cosa ci si aspetti da lui e quali siano i canoni pedagogici della sua educabilità. Tali orizzonti di senso alludono, pertanto, a possibilità didattiche e di apprendimento che, nel tempo, si sono modificate, così come si è modificato, parallelamente, il rapporto io-mondo e uomo-natura. L’architettura ha recepito e codificato tali metamorfosi e, nelle sue correnti novecentesche, ha disegnato spazi congruenti a questi nuovi e diversi modi di intendere l’abitare e l’apprendere, con significative intersezioni con la pedagogia, soprattutto di marca attivistica. Razionalismo, architettura organica, architettura organica vivente, in Italia, hanno così intessuto un dialogo fecondo anche nella prospettiva educativa consegnando nuovi canoni e criteri di abitabilità per gli ambienti educativi per l’infanzia. Il saggio analizza gli sviluppi di tali esiti progettuali evidenziandone le implicazioni tanto sul piano dei linguaggi formativi (e delle connesse estetiche) quanto su quello della più complessiva gestione della materialità educativa (spazi, oggetti, funzioni, relazioni, forme).
Progettare l'educazione. Spazi e servizi per l'infanzia
Bobbio A
2016-01-01
Abstract
Il contributo si propone di vagliare criticamente il valore dello spazio nei servizi per l’infanzia mostrando come esso sia un indice antropologico di ampia portata ermeneutica. La strutturazione degli spazi, infatti, prefigura semantiche e prossemiche che rivelano, anche come latenze, chi sia il bambino, cosa ci si aspetti da lui e quali siano i canoni pedagogici della sua educabilità. Tali orizzonti di senso alludono, pertanto, a possibilità didattiche e di apprendimento che, nel tempo, si sono modificate, così come si è modificato, parallelamente, il rapporto io-mondo e uomo-natura. L’architettura ha recepito e codificato tali metamorfosi e, nelle sue correnti novecentesche, ha disegnato spazi congruenti a questi nuovi e diversi modi di intendere l’abitare e l’apprendere, con significative intersezioni con la pedagogia, soprattutto di marca attivistica. Razionalismo, architettura organica, architettura organica vivente, in Italia, hanno così intessuto un dialogo fecondo anche nella prospettiva educativa consegnando nuovi canoni e criteri di abitabilità per gli ambienti educativi per l’infanzia. Il saggio analizza gli sviluppi di tali esiti progettuali evidenziandone le implicazioni tanto sul piano dei linguaggi formativi (e delle connesse estetiche) quanto su quello della più complessiva gestione della materialità educativa (spazi, oggetti, funzioni, relazioni, forme).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.