Vico conceives language and its historical origins as grounded on an unitary concept of man: body and mind, history and truth, philology and philosophy, languages and ideas cannot be analysed through dualistic methods. Languages have neither divine origin, nor divine character; this does not mean that human language is defective, as many authors believed. In Vico’s point of view, language provides the necessary anthropological condition for a full development of human reason. The poietic dimension of languages is in Vico a sign of the anthropological need of the human reason to reveal itself, the need to inquire into the «nascimento» of civil mankind, the need to really know mankind. This topic is interesting also from an historical point of view, because Vico’s original ideas play an important role in the history of the theories about the origins of language and not only Vico’s scholars but also language philosophers and historicians are recently paying greater attention to them.
Con questa frase Vico, nella "Scienza Nuova", riassume il senso della sua concezione unitaria dell’uomo: corpo e mente, storia e verità, filologia e filosofia, lingue e idee non possono essere oggetto di un’analisi dualistica. Essa non consentirebbe di cogliere la loro profonda correlazione. Nello stesso tempo questa posizione di pensiero non esprime soltanto un’aperta polemica anticartesiana, ma manifesta anche una prospettiva del tutto originale che, richiamandosi apertamente al Rinascimento, predilige la concatenazione unitaria dei fenomeni naturali e storici, anche se non con l’intento di trovare una conciliazione dei contrasti insiti nella natura umana (ragione e passione, volontà e azione ecc.). La teoria vichiana dell’origine del linguaggio e delle lingue presenta motivi di interesse rilevanti sia dal punto di vista storiografico che da quello tematico. Per quanto riguarda il punto di vista storiografico, va necessariamente osservato come la posizione di Vico non abbia potuto esercitare alcuna influenza su altri pensatori, pur condividendo con alcuni di essi, ad esempio Leibniz, il valore da assegnare all’onomatopea per spiegare l’origine del linguaggio su basi esclusivamente umane e non divine. Le idee di Vico, in ogni caso, rispondono alle istanze sollevate dal dibattito sulle lingue svoltosi nel XVIII secolo (in particolare per quanto riguarda la stretta relazione fra linguaggio e poesia), sebbene il suo atteggiamento di fondo non propende per una forma di sperimentalismo (come accade nei casi dei bambini selvaggi), ma si affida alla forza deduttiva dei principi razionali. Per Vico la lingua e il linguaggio stesso costituiscono la dimensione specificamente umana nel momento in cui la lingua adamica viene negata. Come patrimonio specificamente umano la lingua post-adamica non rappresenta una lingua difettiva, ma la necessaria condizione antropologica che sottende allo stesso dispiegarsi pieno della ragione. Dal punto di vista tematico, invece, la posizione di Vico assume un carattere peculiare per lo sfondo eticopratico nel quale si colloca, nel senso che il carattere poietico attribuito da Vico alle lingue affonda e deriva dall’istanza tutta antropologica di far ‘emergere’ la ragione umana, vale a dire di compiere il processo di ricostruzione del «nascimento» dell’uomo civile (tutto preso dalle sue passioni e dai suoi sforzi di razionalizzare il reale); questo processo di ricostruzione costituisce per Vico l’unica strada per conoscere realmente le cose. Si tratta di un tentativo di spiegazione che oltrepassa la dimensione squisitamente tecnica della “possibilità” del linguaggio e si inoltra nel terreno insidiosissimo della storia civile del linguaggio, del suo “farsi veramente”. Nel ricostruire sinteticamente i termini del dibattito storico, per meglio inquadrare la posizione originale di Vico, è opportuno riferirsi anche alla letteratura più recente riguardante la storia della disputa sull’origine del linguaggio e la concezione propriamente vichiana, che ha registrato negli ultimi decenni un crescente interesse sia nel campo degli studi strettamente dedicati al pensatore napoletano sia anche in quelli della filosofia del linguaggio e della storia delle idee linguistiche.
"Andarono con pari passo a spedirsi e l'idee e le lingue" (SN44 234): l'origine antropologica del linguaggio in Giambattista Vico
LANDOLFI PETRONE G
2009-01-01
Abstract
Vico conceives language and its historical origins as grounded on an unitary concept of man: body and mind, history and truth, philology and philosophy, languages and ideas cannot be analysed through dualistic methods. Languages have neither divine origin, nor divine character; this does not mean that human language is defective, as many authors believed. In Vico’s point of view, language provides the necessary anthropological condition for a full development of human reason. The poietic dimension of languages is in Vico a sign of the anthropological need of the human reason to reveal itself, the need to inquire into the «nascimento» of civil mankind, the need to really know mankind. This topic is interesting also from an historical point of view, because Vico’s original ideas play an important role in the history of the theories about the origins of language and not only Vico’s scholars but also language philosophers and historicians are recently paying greater attention to them.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.