(Introduzione) Il volume presenta la sintesi di un lavoro che ha preso l’avvio un paio di anni or sono e che si è articolato in varie fasi, tra loro interagenti, per esplorare, a vasto raggio, un campo oggi prepotentemente posto all’attenzione non solo della ricerca pedagogica e didattica ma anche di vari altri domini, quali l’economia, l’architettura, le scienze sociali, l’informatica e ancora altri. In estrema sintesi possiamo ricorrere alla locuzione Tempi e luoghi della formazione per dare un titolo a quel lavoro, che è stato scandito nelle seguenti fasi: – una ricerca sul tema “Città-Apprendimento”, arricchita da un caso studio. In qualche modo questa fase di partenza ha visto l’interazione tra chi prioritariamente si occupa di formazione dal punto di vista pedagogico e didattico e chi, invece, di urbanistica, con uno sguardo rivolto agli spazi pubblici. Si sono volute esplorare alcune delle possibilità che possano consentire a un contesto urbano di strutturarsi come città educativa non solo per far fronte alle emergenze sociali ed economiche ma anche per rispondere alle esigenze poste dalla contemporanea società della conoscenza, che postula un sistema interagente di occasioni formative in ogni tempo e in ogni luogo; – un dialogo con esperienze e studiosi di livello nazionale e internazionale, che hanno ampiamente dissertato sul tema della città educativa e della formazione quale si configura nella temperie storica contemporanea. Quattro sessioni di studio ne hanno tracciato la sintesi, spaziando dai temi generali ai contesti della formazione, alle ricerche sulle città educative e a consolidate esperienze di livello nazionale e internazionale; – la riflessione sia sull’attività di ricerca sia sulle tematiche emerse durante le quattro sessioni di studio, che ha impegnato tutti coloro i quali sono stati coinvolti nella stesura dei contributi che questo volume raccoglie. L’impianto scientifico di tutto il lavoro richiama da un lato il modello didattico del costruttivismo socio-educativo, per l’importanza che assegna al contesto nei processi di apprendimento e di formazione, e, dall’altro, la rivisitazione del tradizionale concetto di formazione, che si realizza in un continuum in direzione sia longitudinale (per tutto l’arco della vita – lifelong learning) sia orizzontale (nella continua interazione tra contesti formali, non formali e informali – lifewide learning) e che mira a far acquisire autonomia e flessibilità cognitiva ai soggetti. Ci troviamo, nella società odierna, davanti all’insorgere di un nuovo paradigma che postula il ridisegno delle funzioni e dell’organizzazione delle strutture e dei contesti formativi, al fine non solo d’ipotizzare ma anche di costruire un’effettiva e consapevole interazione tra le varie culture che caratterizzano il contesto formale e quelli non formale e informale. È una nuova frontiera, una sorta di sfida affinché si possa realizzare un patto formativo tra questi contesti, in cui le realtà territoriali, in special modo le città, sono chiamate a essere protagoniste nella loro dimensione storica, economica e sociale. L’importanza formativa, assegnata al contesto, richiede sempre più una rivisitazione, in chiave educativa e formativa, non solo delle strutture intenzionalmente e storicamente educative ma anche dei luoghi materiali (città, ambiente topico e umano) e immateriali (le tecnologie di vecchia e nuova generazione) che connotano i vari contesti in modalità diversa. Luoghi materiali e immateriali organizzati e interrelati in modo da migliorare non solo, e prioritariamente, la qualità della vita ma anche quella delle tecnologie chiamate a pro- gettare e ad allestire qualificati spazi di relazione affinché nell’era della comunicazione planetaria anche i luoghi immateriali possano assumere una dimensione educativa. L’esplosione della domanda di formazione e il diverso modo di connotarla accentuano la necessità di ricercare e sperimentare pratiche didattiche e valutative adeguate e coerenti con le nuove e più complesse finalità che a essa sono assegnate e che richiamano l’esigenza di rendere i soggetti capaci di gestire e utilizzare le informazioni, di relazionarsi con gli altri, di rapportarsi adeguatamente con le nuove tecnologie, nella logica del lifelong learning, che alcuni studiosi vorrebbero coordinato dagli Enti Locali. Da più parti viene ribadito che, in sostanza, si profila il passaggio a un lavoratore della conoscenza, chiamato ad agire in base alle sue conoscenze e alle molteplici competenze, che presuppongono processi formativi finalizzati a far acquisire autonomia e flessibilità cognitiva, affinché si sia sempre pronti a impadronirsi di nuovi saperi e a orientarsi durante tutto l’arco della vita. È l’ottica, se vogliamo, di una formazione che caratterizza l’intera dimensione umana sia nella sua essenza di persona sia nel suo dipanarsi nel tempo e nei contesti vissuti, una dimensione che impone l’imparare ad imparare. Il testo ripercorre le quattro sessioni di studio di cui s’è detto, ma, per comodità di esposizione e di fruibilità, le articola in cinque sezioni. In ognuna di esse sono stati raccolti i vari contributi. La prima sezione, Lo sfondo teorico-empirico, affronta le tematiche di base, il quadro di riferimento dell’intero impianto delle attività che hanno portato alla realizzazione del presente testo. In tale sessione sono raggruppati i contributi di Carmelo Piu (La formazione e i contesti formativi), di Carlo Rango (L’educazione degli adulti tra CTP- EdA e IdA), di Angela Piu (Formazione e disabilità. Il valore dei contesti formali, informali e non formali nell’ambito di un lavoro di rete) e di Francesca Rango (Città + Apprendimento), che presenta i risultati dello studio/ricerca. È l’ambito che individua un principio organizzatore di un nuovo sistema che postula il coordinamento delle istituzioni per ricercare un’idea normativa che regoli e raccordi il complesso e policentrico sistema della formazione, partendo da un più ampio concetto di città educativa e riconoscendo il valore formativo delle interazioni sociali, che si sviluppano sempre di più anche grazie alla rete. Si va verso un’accezione di formazione che attraversa l’intero sistema formativo, sia in dimensione verticale-diacronica, di una formazione cioè che copre l’intero arco della vita (lifelong education o lifelong learning), sia in dimensione orizzontale–sincronica (lifewide learning), di una formazione, cioè, che predilige la continua interazione tra i contesti formali, quelli non formali e informali in una prospettiva da sistema formativo integrato, che coinvolge sicuramente la formazione individuale e personale ma che, altresì, postula il cambiamento delle strutture intenzionalmente formative e non. Si tratta, in definitiva, di riservare una particolare attenzione alla complementarietà dei vari contesti della formazione, il formale - il non formale e l’informale, sostenendo la necessità di una maggiore considerazione di quello non formale, raramente percepito nella sua valenza formativa, e di quello informale, quasi del tutto trascurato anche se è la prima forma e il fondamento stesso del contesto iniziale e continuo del processo formativo, essendo oltretutto fonte inesauribile di saperi e fattore d’innovazione per i contesti sia formali che non formali. La seconda sezione, Il contesto formale, raccoglie i contributi di Teresa Grange (Differenziazione pedagogica e equità formativa nella scuola), di Luigi Macrì (Scuole in rete: un’opportunità per la formazione), di Michele Capalbo (La lim in classe) e di Raffaella Semeraro (Problematiche attuali della formazione giovanile nell’Università). Tale sessione pone in evidenza come anche il formale (scuola e Università) si stia modi- ficando in parte accogliendo ed utilizzando nuove pratiche didattiche e nuove tecnolo- gie, e in parte assicurando, almeno in linea di principio, il diritto di tutti all’apprendimento e il diritto di ciascuno alla formazione. La scuola e l’Università, pur non essendo più gli unici canali per la formazione delle nuove generazioni, rappresentano pur sem- pre dei momenti altamente significativi sia per l’alfabetizzazione primaria sia per quel- la secondaria. Basta, d’altronde, esaminare le varie ricerche IARD per riconoscere al formale una grande rilevanza sia per lo sviluppo del curricolo esplicito per gli appren- dimenti sia del curricolo implicito per i comportamenti e le relazioni con gli altri. Gli alfabeti strumentali e la capacità di saper ragionare e saper pensare, oltre al sapersi relazionare, vengono garantiti attraverso lo sviluppo di strategie cognitive e di esperienze altamente significative, che assumono per l’individuo incidenza positiva, è augurabile, o purtroppo alcune volte negativa, e che segnano indelebilmente la vita esperienziale del soggetto. Gli obiettivi formativi, legati al possesso degli alfabeti indispensabili da un lato e dall’altro all’essere in grado di acquisirne sempre dei nuovi, pone la scuola al centro del processo formativo; e proprio per questo ha necessità di collegarsi con tutte le attività che si sviluppano nelle agenzie educative del territorio e con le varie esperienze formative e relazionali che il soggetto matura autonomamente e nel rapporto con i pari. Da una parte vi è la necessità della scuola di aggiornarsi e di restare al passo con i cam- biamenti tecnici velocissimi e sociali e, d’altra parte, la scuola avverte il bisogno di ampliare il proprio ruolo e le proprie competenze per rispondere ai nuovi bisogni forma- tivi della società, offrendo sempre di più attività di educazione per adulti, o proponendo offerte formative mirate alla costruzione delle competenze. Sono settori che riguardano la formazione delle persone; le abilità di comunicazione; la gestione dei rapporti inter- personali; l’educazione ai diritti umani, alla cittadinanza attiva, alla partecipazione alla democrazia; i rapporti con la diversità in tutte le sue forme. Alla terza sezione, maggiormente mirata al Contesto non formale, offrono i loro con- tributi Cesare Fregola (La formazione nel volontariato), Gianni Nuti (Un esempio di pianificazione regionale), Raphael Mayer Aboa (Il caso dei musei e delle biblioteche), Annamaria Burdino (Biblioteche e Mediateche), Antonia Totaro (L’esperienza del CCR di Foggia), Francesca Molinaro (L’esperienza di Bristol). Il variegato mondo delle agenzie educative presenta uno spaccato plurisemantico delle possibilità formative del territorio, che vanno dagli istituti di ricerca alle biblioteche e mediateche, dal tempo libero alle attività di sensibilizzazione, dai corsi di formazione su tematiche specifiche a ipotesi/progettuali di ricerche ambientali. Il Libro Bianco dedica una grande importanza al tema dell’istruzione e all’interno dell’analisi postula la necessità di un nuovo approccio, più integrato, che tenga conto dei diversi approcci metodologici nel campo della formazione e aperto alla collaborazione tra i settori pubblici e privati. “L’istruzione formale impartita nelle scuole, nelle università e nei centri di formazione professionale nonché l’istruzione non formale e informale, acquisita al di fuori di tali strutture, sono parimenti essenziali nello sviluppo delle qualifiche e delle competenze di cui i giovani hanno bisogno oggi”. Si richiede ormai un’educazione con percorsi di formazione misti, che offrano una vasta gamma di metodi, di materiali e di strumenti per poter imparare autonomamente lungo tutto l’arco della vita. D’altra parte la necessità di un apprendimento lungo tutto l’arco della vita e in tutti i settori e momenti della quotidianità ha messo in luce che le competenze richieste possono essere acquisite in contesti formali, non formali e informali, riconoscendo di fatto che si apprende anche in strutture non for- mali e informali. In alcune indagini IARD sui giovani, oltretutto, è emerso che l’apprendimento non formale è spesso percepito come positivo ed efficiente; è considerato cioè un’alternativa più attraente rispetto ad un sistema di istruzione formale talvolta inefficiente e con poche attrattive. Il vantaggio dell’apprendimento non formale risiede prin- cipalmente nella volontarietà e nel frequente carattere auto-organizzativo, nella flessibi- lità, nella possibilità di partecipazione, nel “diritto a sbagliare” e nel collegamento stretto e sempre vivo con gli interessi e le aspirazioni concrete dei giovani. Le caratteristiche legate al contesto non formale richiamano: la rilevazione dei bisogni dei gruppi svantaggiati; l’attenzione a categorie specifiche di persone; gli scopi chiaramente definiti e, essenzialmente, la flessibilità e la varietà nell’organizzazione e nei metodi. Si sempre più afferma, pertanto, la convinzione che al mondo dell’educazione scolastica (contesto formale) se ne devono affiancare altre, diverse ma non meno importanti, in grado di far raggiungere altri obiettivi in ambiti poco curati dal contesto formale e con modalità diverse. La quarta sezione, legata al Contesto informale, si avvale dei contributi di Cosimo Laneve (La città come bene culturale), di Umberto Magnoni (La città come laboratorio naturale della conoscenza), di Gloria Fazia (Foggia città educativa), di Maurizio De Rose (Città, apprendimento, nuove tecnologie), e di Maria Cirillo (Memoria e cultura nello spazio pubblico). L’educazione o apprendimento informale rappresenta il proces- so che si realizza durante tutto l’arco della vita, nel quale ciascun individuo acquisisce attitudini, valori, competenze e conoscenze dall’esperienza quotidiana e dalle influenze e risorse edu-formative, che fanno parte del suo ambiente: dalla famiglia ai vicini, dal lavoro al gioco, dall’esperienza quotidiana ai libri e ai mass media. La formazione in ambito informale è il più delle volte auto-diretta (self-directed learning) o comunque indipendente da un coordinamento e da una struttura esterna. David Kolb, a tal riguardo, da tempo ha visto l’apprendimento come una spirale che non si conclude mai in cui intervengono diversi fattori, quali l’esperienza concreta, l’osservazione riflessiva, la concettualizzazione astratta e la sperimentazione attiva, che vengono a far parte di un modello organico, di un unico ciclo, ossia di un unico processo unitario e continuo. Tutto questo comporta un nuovo approccio alla formazione incidentale o informale, poiché diventa essenziale individuare e riconoscere validi e significativi i diversi modi di apprendere e di acquisire autonomia e flessibilità cognitiva. L’idea è di una rete della formazione strettamente collegata e a disposizione dei soggetti per tutto l’arco della vita: una rete di comunicazione tra i tre contesti, considerando che nell’informale prevalente divengono le relazioni sociali prossime, quelle che s’instaurano col territorio e con l’am- biente di vita, inteso, quest’ultimo sia nella sua accezione antropica sia in quella naturale. In questo contesto l’uomo (bambino-bambina) apprende a discriminare, selezionare, categorizzare forme e grandezze, colori e suoni, vicinanze e distanze, durata e perma- nenza, a strutturare, cioè, i fondamentali concetti di spazio e di tempo, a costruire la complessa mappa delle molteplici e aggrovigliate reti delle rappresentazioni mentali. La quinta sezione, relativa a I luoghi immateriali della formazione, abbraccia uno spaccato legato alle tecnologie e ai mass-media di nuova generazione, che ormai connotano le vita esperienziale delle giovani generazioni e che in modo invasivo sempre più regolano la loro quotidianità formativa e relazionale. I contributi di Orlando De Pietro (Nuove tec- nologie e ambienti di apprendimento in Rete) e la presentazione di alcune esperienze formative erogate in blended learning, in cui sembrano convivere sia la dimensione formale sia quella non formale e informale, collegate da una esperienza concreta di un progetto formativo, evidenziano come la scuola progetta e realizza (Un’esperienza di formazione in blended learning: il caso del CTP di Cassano all’Ionio di Carlo Forace) e le nuove tecno- logie la aiutano a concretizzare il progetto di formazione (La piattaforma e-learning del corso di guida turistica del CTP di Cassano all’Ionio di Pierluigi Muoio), attraverso un nuovo modo di utilizzare il processo valutativo (L’e-learning e il metodo valutativo per l’apprendimento di Paola Arcuri) e elaborando strumenti utili ai percorsi formativi a distanza (Agenti Intelligenti a supporto dell’eLearning: TutorBot di Giovanni Frontera.
I tempi e i luoghi della formazione,
PIU A;
2011-01-01
Abstract
(Introduzione) Il volume presenta la sintesi di un lavoro che ha preso l’avvio un paio di anni or sono e che si è articolato in varie fasi, tra loro interagenti, per esplorare, a vasto raggio, un campo oggi prepotentemente posto all’attenzione non solo della ricerca pedagogica e didattica ma anche di vari altri domini, quali l’economia, l’architettura, le scienze sociali, l’informatica e ancora altri. In estrema sintesi possiamo ricorrere alla locuzione Tempi e luoghi della formazione per dare un titolo a quel lavoro, che è stato scandito nelle seguenti fasi: – una ricerca sul tema “Città-Apprendimento”, arricchita da un caso studio. In qualche modo questa fase di partenza ha visto l’interazione tra chi prioritariamente si occupa di formazione dal punto di vista pedagogico e didattico e chi, invece, di urbanistica, con uno sguardo rivolto agli spazi pubblici. Si sono volute esplorare alcune delle possibilità che possano consentire a un contesto urbano di strutturarsi come città educativa non solo per far fronte alle emergenze sociali ed economiche ma anche per rispondere alle esigenze poste dalla contemporanea società della conoscenza, che postula un sistema interagente di occasioni formative in ogni tempo e in ogni luogo; – un dialogo con esperienze e studiosi di livello nazionale e internazionale, che hanno ampiamente dissertato sul tema della città educativa e della formazione quale si configura nella temperie storica contemporanea. Quattro sessioni di studio ne hanno tracciato la sintesi, spaziando dai temi generali ai contesti della formazione, alle ricerche sulle città educative e a consolidate esperienze di livello nazionale e internazionale; – la riflessione sia sull’attività di ricerca sia sulle tematiche emerse durante le quattro sessioni di studio, che ha impegnato tutti coloro i quali sono stati coinvolti nella stesura dei contributi che questo volume raccoglie. L’impianto scientifico di tutto il lavoro richiama da un lato il modello didattico del costruttivismo socio-educativo, per l’importanza che assegna al contesto nei processi di apprendimento e di formazione, e, dall’altro, la rivisitazione del tradizionale concetto di formazione, che si realizza in un continuum in direzione sia longitudinale (per tutto l’arco della vita – lifelong learning) sia orizzontale (nella continua interazione tra contesti formali, non formali e informali – lifewide learning) e che mira a far acquisire autonomia e flessibilità cognitiva ai soggetti. Ci troviamo, nella società odierna, davanti all’insorgere di un nuovo paradigma che postula il ridisegno delle funzioni e dell’organizzazione delle strutture e dei contesti formativi, al fine non solo d’ipotizzare ma anche di costruire un’effettiva e consapevole interazione tra le varie culture che caratterizzano il contesto formale e quelli non formale e informale. È una nuova frontiera, una sorta di sfida affinché si possa realizzare un patto formativo tra questi contesti, in cui le realtà territoriali, in special modo le città, sono chiamate a essere protagoniste nella loro dimensione storica, economica e sociale. L’importanza formativa, assegnata al contesto, richiede sempre più una rivisitazione, in chiave educativa e formativa, non solo delle strutture intenzionalmente e storicamente educative ma anche dei luoghi materiali (città, ambiente topico e umano) e immateriali (le tecnologie di vecchia e nuova generazione) che connotano i vari contesti in modalità diversa. Luoghi materiali e immateriali organizzati e interrelati in modo da migliorare non solo, e prioritariamente, la qualità della vita ma anche quella delle tecnologie chiamate a pro- gettare e ad allestire qualificati spazi di relazione affinché nell’era della comunicazione planetaria anche i luoghi immateriali possano assumere una dimensione educativa. L’esplosione della domanda di formazione e il diverso modo di connotarla accentuano la necessità di ricercare e sperimentare pratiche didattiche e valutative adeguate e coerenti con le nuove e più complesse finalità che a essa sono assegnate e che richiamano l’esigenza di rendere i soggetti capaci di gestire e utilizzare le informazioni, di relazionarsi con gli altri, di rapportarsi adeguatamente con le nuove tecnologie, nella logica del lifelong learning, che alcuni studiosi vorrebbero coordinato dagli Enti Locali. Da più parti viene ribadito che, in sostanza, si profila il passaggio a un lavoratore della conoscenza, chiamato ad agire in base alle sue conoscenze e alle molteplici competenze, che presuppongono processi formativi finalizzati a far acquisire autonomia e flessibilità cognitiva, affinché si sia sempre pronti a impadronirsi di nuovi saperi e a orientarsi durante tutto l’arco della vita. È l’ottica, se vogliamo, di una formazione che caratterizza l’intera dimensione umana sia nella sua essenza di persona sia nel suo dipanarsi nel tempo e nei contesti vissuti, una dimensione che impone l’imparare ad imparare. Il testo ripercorre le quattro sessioni di studio di cui s’è detto, ma, per comodità di esposizione e di fruibilità, le articola in cinque sezioni. In ognuna di esse sono stati raccolti i vari contributi. La prima sezione, Lo sfondo teorico-empirico, affronta le tematiche di base, il quadro di riferimento dell’intero impianto delle attività che hanno portato alla realizzazione del presente testo. In tale sessione sono raggruppati i contributi di Carmelo Piu (La formazione e i contesti formativi), di Carlo Rango (L’educazione degli adulti tra CTP- EdA e IdA), di Angela Piu (Formazione e disabilità. Il valore dei contesti formali, informali e non formali nell’ambito di un lavoro di rete) e di Francesca Rango (Città + Apprendimento), che presenta i risultati dello studio/ricerca. È l’ambito che individua un principio organizzatore di un nuovo sistema che postula il coordinamento delle istituzioni per ricercare un’idea normativa che regoli e raccordi il complesso e policentrico sistema della formazione, partendo da un più ampio concetto di città educativa e riconoscendo il valore formativo delle interazioni sociali, che si sviluppano sempre di più anche grazie alla rete. Si va verso un’accezione di formazione che attraversa l’intero sistema formativo, sia in dimensione verticale-diacronica, di una formazione cioè che copre l’intero arco della vita (lifelong education o lifelong learning), sia in dimensione orizzontale–sincronica (lifewide learning), di una formazione, cioè, che predilige la continua interazione tra i contesti formali, quelli non formali e informali in una prospettiva da sistema formativo integrato, che coinvolge sicuramente la formazione individuale e personale ma che, altresì, postula il cambiamento delle strutture intenzionalmente formative e non. Si tratta, in definitiva, di riservare una particolare attenzione alla complementarietà dei vari contesti della formazione, il formale - il non formale e l’informale, sostenendo la necessità di una maggiore considerazione di quello non formale, raramente percepito nella sua valenza formativa, e di quello informale, quasi del tutto trascurato anche se è la prima forma e il fondamento stesso del contesto iniziale e continuo del processo formativo, essendo oltretutto fonte inesauribile di saperi e fattore d’innovazione per i contesti sia formali che non formali. La seconda sezione, Il contesto formale, raccoglie i contributi di Teresa Grange (Differenziazione pedagogica e equità formativa nella scuola), di Luigi Macrì (Scuole in rete: un’opportunità per la formazione), di Michele Capalbo (La lim in classe) e di Raffaella Semeraro (Problematiche attuali della formazione giovanile nell’Università). Tale sessione pone in evidenza come anche il formale (scuola e Università) si stia modi- ficando in parte accogliendo ed utilizzando nuove pratiche didattiche e nuove tecnolo- gie, e in parte assicurando, almeno in linea di principio, il diritto di tutti all’apprendimento e il diritto di ciascuno alla formazione. La scuola e l’Università, pur non essendo più gli unici canali per la formazione delle nuove generazioni, rappresentano pur sem- pre dei momenti altamente significativi sia per l’alfabetizzazione primaria sia per quel- la secondaria. Basta, d’altronde, esaminare le varie ricerche IARD per riconoscere al formale una grande rilevanza sia per lo sviluppo del curricolo esplicito per gli appren- dimenti sia del curricolo implicito per i comportamenti e le relazioni con gli altri. Gli alfabeti strumentali e la capacità di saper ragionare e saper pensare, oltre al sapersi relazionare, vengono garantiti attraverso lo sviluppo di strategie cognitive e di esperienze altamente significative, che assumono per l’individuo incidenza positiva, è augurabile, o purtroppo alcune volte negativa, e che segnano indelebilmente la vita esperienziale del soggetto. Gli obiettivi formativi, legati al possesso degli alfabeti indispensabili da un lato e dall’altro all’essere in grado di acquisirne sempre dei nuovi, pone la scuola al centro del processo formativo; e proprio per questo ha necessità di collegarsi con tutte le attività che si sviluppano nelle agenzie educative del territorio e con le varie esperienze formative e relazionali che il soggetto matura autonomamente e nel rapporto con i pari. Da una parte vi è la necessità della scuola di aggiornarsi e di restare al passo con i cam- biamenti tecnici velocissimi e sociali e, d’altra parte, la scuola avverte il bisogno di ampliare il proprio ruolo e le proprie competenze per rispondere ai nuovi bisogni forma- tivi della società, offrendo sempre di più attività di educazione per adulti, o proponendo offerte formative mirate alla costruzione delle competenze. Sono settori che riguardano la formazione delle persone; le abilità di comunicazione; la gestione dei rapporti inter- personali; l’educazione ai diritti umani, alla cittadinanza attiva, alla partecipazione alla democrazia; i rapporti con la diversità in tutte le sue forme. Alla terza sezione, maggiormente mirata al Contesto non formale, offrono i loro con- tributi Cesare Fregola (La formazione nel volontariato), Gianni Nuti (Un esempio di pianificazione regionale), Raphael Mayer Aboa (Il caso dei musei e delle biblioteche), Annamaria Burdino (Biblioteche e Mediateche), Antonia Totaro (L’esperienza del CCR di Foggia), Francesca Molinaro (L’esperienza di Bristol). Il variegato mondo delle agenzie educative presenta uno spaccato plurisemantico delle possibilità formative del territorio, che vanno dagli istituti di ricerca alle biblioteche e mediateche, dal tempo libero alle attività di sensibilizzazione, dai corsi di formazione su tematiche specifiche a ipotesi/progettuali di ricerche ambientali. Il Libro Bianco dedica una grande importanza al tema dell’istruzione e all’interno dell’analisi postula la necessità di un nuovo approccio, più integrato, che tenga conto dei diversi approcci metodologici nel campo della formazione e aperto alla collaborazione tra i settori pubblici e privati. “L’istruzione formale impartita nelle scuole, nelle università e nei centri di formazione professionale nonché l’istruzione non formale e informale, acquisita al di fuori di tali strutture, sono parimenti essenziali nello sviluppo delle qualifiche e delle competenze di cui i giovani hanno bisogno oggi”. Si richiede ormai un’educazione con percorsi di formazione misti, che offrano una vasta gamma di metodi, di materiali e di strumenti per poter imparare autonomamente lungo tutto l’arco della vita. D’altra parte la necessità di un apprendimento lungo tutto l’arco della vita e in tutti i settori e momenti della quotidianità ha messo in luce che le competenze richieste possono essere acquisite in contesti formali, non formali e informali, riconoscendo di fatto che si apprende anche in strutture non for- mali e informali. In alcune indagini IARD sui giovani, oltretutto, è emerso che l’apprendimento non formale è spesso percepito come positivo ed efficiente; è considerato cioè un’alternativa più attraente rispetto ad un sistema di istruzione formale talvolta inefficiente e con poche attrattive. Il vantaggio dell’apprendimento non formale risiede prin- cipalmente nella volontarietà e nel frequente carattere auto-organizzativo, nella flessibi- lità, nella possibilità di partecipazione, nel “diritto a sbagliare” e nel collegamento stretto e sempre vivo con gli interessi e le aspirazioni concrete dei giovani. Le caratteristiche legate al contesto non formale richiamano: la rilevazione dei bisogni dei gruppi svantaggiati; l’attenzione a categorie specifiche di persone; gli scopi chiaramente definiti e, essenzialmente, la flessibilità e la varietà nell’organizzazione e nei metodi. Si sempre più afferma, pertanto, la convinzione che al mondo dell’educazione scolastica (contesto formale) se ne devono affiancare altre, diverse ma non meno importanti, in grado di far raggiungere altri obiettivi in ambiti poco curati dal contesto formale e con modalità diverse. La quarta sezione, legata al Contesto informale, si avvale dei contributi di Cosimo Laneve (La città come bene culturale), di Umberto Magnoni (La città come laboratorio naturale della conoscenza), di Gloria Fazia (Foggia città educativa), di Maurizio De Rose (Città, apprendimento, nuove tecnologie), e di Maria Cirillo (Memoria e cultura nello spazio pubblico). L’educazione o apprendimento informale rappresenta il proces- so che si realizza durante tutto l’arco della vita, nel quale ciascun individuo acquisisce attitudini, valori, competenze e conoscenze dall’esperienza quotidiana e dalle influenze e risorse edu-formative, che fanno parte del suo ambiente: dalla famiglia ai vicini, dal lavoro al gioco, dall’esperienza quotidiana ai libri e ai mass media. La formazione in ambito informale è il più delle volte auto-diretta (self-directed learning) o comunque indipendente da un coordinamento e da una struttura esterna. David Kolb, a tal riguardo, da tempo ha visto l’apprendimento come una spirale che non si conclude mai in cui intervengono diversi fattori, quali l’esperienza concreta, l’osservazione riflessiva, la concettualizzazione astratta e la sperimentazione attiva, che vengono a far parte di un modello organico, di un unico ciclo, ossia di un unico processo unitario e continuo. Tutto questo comporta un nuovo approccio alla formazione incidentale o informale, poiché diventa essenziale individuare e riconoscere validi e significativi i diversi modi di apprendere e di acquisire autonomia e flessibilità cognitiva. L’idea è di una rete della formazione strettamente collegata e a disposizione dei soggetti per tutto l’arco della vita: una rete di comunicazione tra i tre contesti, considerando che nell’informale prevalente divengono le relazioni sociali prossime, quelle che s’instaurano col territorio e con l’am- biente di vita, inteso, quest’ultimo sia nella sua accezione antropica sia in quella naturale. In questo contesto l’uomo (bambino-bambina) apprende a discriminare, selezionare, categorizzare forme e grandezze, colori e suoni, vicinanze e distanze, durata e perma- nenza, a strutturare, cioè, i fondamentali concetti di spazio e di tempo, a costruire la complessa mappa delle molteplici e aggrovigliate reti delle rappresentazioni mentali. La quinta sezione, relativa a I luoghi immateriali della formazione, abbraccia uno spaccato legato alle tecnologie e ai mass-media di nuova generazione, che ormai connotano le vita esperienziale delle giovani generazioni e che in modo invasivo sempre più regolano la loro quotidianità formativa e relazionale. I contributi di Orlando De Pietro (Nuove tec- nologie e ambienti di apprendimento in Rete) e la presentazione di alcune esperienze formative erogate in blended learning, in cui sembrano convivere sia la dimensione formale sia quella non formale e informale, collegate da una esperienza concreta di un progetto formativo, evidenziano come la scuola progetta e realizza (Un’esperienza di formazione in blended learning: il caso del CTP di Cassano all’Ionio di Carlo Forace) e le nuove tecno- logie la aiutano a concretizzare il progetto di formazione (La piattaforma e-learning del corso di guida turistica del CTP di Cassano all’Ionio di Pierluigi Muoio), attraverso un nuovo modo di utilizzare il processo valutativo (L’e-learning e il metodo valutativo per l’apprendimento di Paola Arcuri) e elaborando strumenti utili ai percorsi formativi a distanza (Agenti Intelligenti a supporto dell’eLearning: TutorBot di Giovanni Frontera.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.