Che cosa pensano, gli insegnanti, della grammatica? Quali modelli di insegnamento la grammatica evoca in loro? Quanto conoscono le teorie elaborate nell'ambito della linguista sperimentale e applicata? Come aderiscono realmente a tali teorie? Il contributo si propone di rispondere a questi quesiti partendo dall'ipotesi che un rinnovamento autentico delle modalità di insegnamento della grammatica debba necessariamente prendere il via da un'analisi delle rappresentazioni che i docenti di essa hanno maturato. Tale ipotesi trova ragione d'essere nella convinzione che la riluttanza o difficoltà a individuare nuove modalità di approccio alla riflessione linguistica non risieda tanto nella mancanza di volontà di cambiamento dei docenti, per lo meno non sempre, in un'insufficiente preparazione teorica, quanto piuttosto nel radicamento di raffigurazioni - interne e esterne, personali e sociali - che producono automatismi dai quali anche gli insegnanti più esperti o accorti o preparati faticano a prendere le distanze. Tali rappresentazioni si correlano, anzitutto, con i vissuti individuali, con convinzioni maturate nei percorsi di apprendimento personali, con quadri di riferimento ereditati dalle generazioni precedenti, ma anche con stereotipi sociali e luoghi comuni che possono di fatto inibire l'applicazione didattica di saperi acquisiti e di consapevolezze condivise a livello astratto, e ciò soprattutto in un momento storico in cui gli indirizzi programmatici nazionali e gli orientamenti degli esperti del settore risultano a volte difficilmente decifrabili e anche contradditori. Lo studio è basato sui risultati di un'indagine condotta presso quattro differenti coorti di soggetti, le prime tre costituite da insegnanti di "lingua italiana" rispettivamente in servizio nel secondo ciclo della scuola primaria, nella scuola secondaria di primo grado e in pensione, la quarta da studenti del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria dell'Università della Valle d'Aosta. A tutti è stato somministrato un questionario volto a verificare in modo diretto e indiretto opinioni e rappresentazioni a proposito degli insegnamenti grammaticali, con l'obiettivo di giungere a delineare un quadro rappresentativo della didattica praticata nel secondo triennio della scuola primaria e nel triennio della scuola secondaria di 1° grado. I dati ricavati consentono di individuare alcune costanti dell'insegnamento grammaticale nella scuola di base e di definire pregi e difetti dell'idea di "grammatica" che trapela dalle opinioni espresse relativamente alle diverse tecniche di analisi linguistica, alle pratiche didattiche considerate maggiormente efficaci, ai criteri adottati per giudicare grammaticalmente appropriate le produzioni linguistiche degli allievi, etc. L'analisi dei dati mette altresì in luce alcune specifiche criticità in relazione a una diffusa sensazione di inadeguata preparazione teorica, in rapporto ai continui cambiamenti cui l'italiano è soggetto, a metodi e nozioni considerati negativamente ma di fatto ancora in atto nelle prassi quotidiane, alla difficoltà di identificazione dei saperi richiesti al passaggio da un ordine scolare all'altro, ai problemi legati ai libri di testo disponibili sul mercato, alle differenze di merito e di metodo che riguardano la didattica della/e lingua/e materne e di quella/e straniera/e e a molti altri aspetti problematici del "fare grammatica" nella scuola attuale.
La grammatica percepita
REVELLI L
2011-01-01
Abstract
Che cosa pensano, gli insegnanti, della grammatica? Quali modelli di insegnamento la grammatica evoca in loro? Quanto conoscono le teorie elaborate nell'ambito della linguista sperimentale e applicata? Come aderiscono realmente a tali teorie? Il contributo si propone di rispondere a questi quesiti partendo dall'ipotesi che un rinnovamento autentico delle modalità di insegnamento della grammatica debba necessariamente prendere il via da un'analisi delle rappresentazioni che i docenti di essa hanno maturato. Tale ipotesi trova ragione d'essere nella convinzione che la riluttanza o difficoltà a individuare nuove modalità di approccio alla riflessione linguistica non risieda tanto nella mancanza di volontà di cambiamento dei docenti, per lo meno non sempre, in un'insufficiente preparazione teorica, quanto piuttosto nel radicamento di raffigurazioni - interne e esterne, personali e sociali - che producono automatismi dai quali anche gli insegnanti più esperti o accorti o preparati faticano a prendere le distanze. Tali rappresentazioni si correlano, anzitutto, con i vissuti individuali, con convinzioni maturate nei percorsi di apprendimento personali, con quadri di riferimento ereditati dalle generazioni precedenti, ma anche con stereotipi sociali e luoghi comuni che possono di fatto inibire l'applicazione didattica di saperi acquisiti e di consapevolezze condivise a livello astratto, e ciò soprattutto in un momento storico in cui gli indirizzi programmatici nazionali e gli orientamenti degli esperti del settore risultano a volte difficilmente decifrabili e anche contradditori. Lo studio è basato sui risultati di un'indagine condotta presso quattro differenti coorti di soggetti, le prime tre costituite da insegnanti di "lingua italiana" rispettivamente in servizio nel secondo ciclo della scuola primaria, nella scuola secondaria di primo grado e in pensione, la quarta da studenti del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria dell'Università della Valle d'Aosta. A tutti è stato somministrato un questionario volto a verificare in modo diretto e indiretto opinioni e rappresentazioni a proposito degli insegnamenti grammaticali, con l'obiettivo di giungere a delineare un quadro rappresentativo della didattica praticata nel secondo triennio della scuola primaria e nel triennio della scuola secondaria di 1° grado. I dati ricavati consentono di individuare alcune costanti dell'insegnamento grammaticale nella scuola di base e di definire pregi e difetti dell'idea di "grammatica" che trapela dalle opinioni espresse relativamente alle diverse tecniche di analisi linguistica, alle pratiche didattiche considerate maggiormente efficaci, ai criteri adottati per giudicare grammaticalmente appropriate le produzioni linguistiche degli allievi, etc. L'analisi dei dati mette altresì in luce alcune specifiche criticità in relazione a una diffusa sensazione di inadeguata preparazione teorica, in rapporto ai continui cambiamenti cui l'italiano è soggetto, a metodi e nozioni considerati negativamente ma di fatto ancora in atto nelle prassi quotidiane, alla difficoltà di identificazione dei saperi richiesti al passaggio da un ordine scolare all'altro, ai problemi legati ai libri di testo disponibili sul mercato, alle differenze di merito e di metodo che riguardano la didattica della/e lingua/e materne e di quella/e straniera/e e a molti altri aspetti problematici del "fare grammatica" nella scuola attuale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.