Il contributo presenta i risultati di uno studio linguistico condotto su un corpus di quaderni di scuola redatti in Valle d’Aosta nel primo quindicennio del Novecento con l’obiettivo di individuare, attraverso le testimonianze costituite da sviste, dubbi, scarti ed errori, le interlingue degli apprendenti e, in parallelo, la dimensione sociolinguistica in cui si doveva collocare la lingua italiana all'interno del repertorio di riferimento. Gli scritti analizzati appaiono fedelmente omologati a modelli la cui imitazione impedisce il realizzarsi degli automatismi propri della produzione spontanea. Accade, tuttavia, che la compostezza che impronta gran parte di essi apra, di tanto in tanto, qualche spiraglio alla creatività o alla distrazione, lasciando tracce dei percorsi di processazione indiretta di concetti e pensieri, dei fenomeni di traduzione dalla parlata locale a quella scolastica, degli sforzi di trasposizione dal parlato allo scritto. In queste occasionali intermittenze della sorvegliatezza prende corpo uno spazio linguistico più genuino “tra il detto e il taciuto” che mostra la presenza di specifiche varietà in cui all’italiano scolastico si intersecano elementi propri dell’italiano popolare, interferenze determinate da incroci con le parlate locali e tratti caratteristici delle diverse fasi di acquisizione dell’italiano come lingua seconda.

Tra il detto e il taciuto. Omissioni e emendamenti linguistici negli scritti infantili d'inizio Novecento (Valle d'Aosta)

REVELLI L
2010-01-01

Abstract

Il contributo presenta i risultati di uno studio linguistico condotto su un corpus di quaderni di scuola redatti in Valle d’Aosta nel primo quindicennio del Novecento con l’obiettivo di individuare, attraverso le testimonianze costituite da sviste, dubbi, scarti ed errori, le interlingue degli apprendenti e, in parallelo, la dimensione sociolinguistica in cui si doveva collocare la lingua italiana all'interno del repertorio di riferimento. Gli scritti analizzati appaiono fedelmente omologati a modelli la cui imitazione impedisce il realizzarsi degli automatismi propri della produzione spontanea. Accade, tuttavia, che la compostezza che impronta gran parte di essi apra, di tanto in tanto, qualche spiraglio alla creatività o alla distrazione, lasciando tracce dei percorsi di processazione indiretta di concetti e pensieri, dei fenomeni di traduzione dalla parlata locale a quella scolastica, degli sforzi di trasposizione dal parlato allo scritto. In queste occasionali intermittenze della sorvegliatezza prende corpo uno spazio linguistico più genuino “tra il detto e il taciuto” che mostra la presenza di specifiche varietà in cui all’italiano scolastico si intersecano elementi propri dell’italiano popolare, interferenze determinate da incroci con le parlate locali e tratti caratteristici delle diverse fasi di acquisizione dell’italiano come lingua seconda.
2010
978-88-596-0724-3
Varietà dell'italiano
Interlingue
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14087/7123
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