Attraverso l'analisi dei dati relativi a un ampio corpus medievale relativo all'Italia nord-occidentale (Piemonte e Valle d'Aosta) e la comparazione con testimonianze via via più tarde, lo studio presenta ragioni, genesi e storia dei passaggi di status delle tipologie appellative che, a partire da una base prenominale femminile, hanno dato luogo a formazioni cognominali. L'analisi si concentra in primo luogo sui differenti sistemi di rimando matronimico impiegati in epoca medievale, verificandone poi la continuità diatopica e diacronica fino ai giorni nostri. All'interno della rassegna, uno spazio particolare viene accordato all'esame dei matronimici sintetici, spesso interessati da processi di usura fono-morfologica - e in particolare dall'eliminazione della desinenza della declinazione nominale latina - che possono rendere ragione del cristallizzarsi e diffondersi di numerose forme cognominali in -a caratteristiche di specifiche subregioni comprese nella specifica area esaminata (Piemonte e Valle d'Aosta), corrispondenti ad appellativi femminili prenominali (Agnesina, Allasia, Berta, Bona, Giordana, Ruffina, Sibilla, Vivalda, ecc.) e soprannominali (Aiassa, Borgna, Bruna, Gallina, Morina, Mora,ecc.), anche ricavati da cariche o titolature reverenziali (Donna, Madama, Priora, ecc.) o indicazioni di mestiere (Baila, Cravera, Ferrera, Molina,ecc.).In chiusura vengono formulate alcune ipotesi a proposito dei processi designativi che, a partire dal sistema medievale a uno, due o più termini e attraverso meccanismi di trasposizione e normalizzazione introdotti dagli estensori dei documenti, possono aver progressivamente definito l'impiego degli appellativi in prima e seconda posizione, gradualmente disambiguando i ruoli identificativi dei tipi potenzialmente disponibili in entrambe le sedi.
Cognomi come nomi, nomi come cognomi. Appellativi femminili in Piemonte e Valle d'Aosta
REVELLI L
2010-01-01
Abstract
Attraverso l'analisi dei dati relativi a un ampio corpus medievale relativo all'Italia nord-occidentale (Piemonte e Valle d'Aosta) e la comparazione con testimonianze via via più tarde, lo studio presenta ragioni, genesi e storia dei passaggi di status delle tipologie appellative che, a partire da una base prenominale femminile, hanno dato luogo a formazioni cognominali. L'analisi si concentra in primo luogo sui differenti sistemi di rimando matronimico impiegati in epoca medievale, verificandone poi la continuità diatopica e diacronica fino ai giorni nostri. All'interno della rassegna, uno spazio particolare viene accordato all'esame dei matronimici sintetici, spesso interessati da processi di usura fono-morfologica - e in particolare dall'eliminazione della desinenza della declinazione nominale latina - che possono rendere ragione del cristallizzarsi e diffondersi di numerose forme cognominali in -a caratteristiche di specifiche subregioni comprese nella specifica area esaminata (Piemonte e Valle d'Aosta), corrispondenti ad appellativi femminili prenominali (Agnesina, Allasia, Berta, Bona, Giordana, Ruffina, Sibilla, Vivalda, ecc.) e soprannominali (Aiassa, Borgna, Bruna, Gallina, Morina, Mora,ecc.), anche ricavati da cariche o titolature reverenziali (Donna, Madama, Priora, ecc.) o indicazioni di mestiere (Baila, Cravera, Ferrera, Molina,ecc.).In chiusura vengono formulate alcune ipotesi a proposito dei processi designativi che, a partire dal sistema medievale a uno, due o più termini e attraverso meccanismi di trasposizione e normalizzazione introdotti dagli estensori dei documenti, possono aver progressivamente definito l'impiego degli appellativi in prima e seconda posizione, gradualmente disambiguando i ruoli identificativi dei tipi potenzialmente disponibili in entrambe le sedi.File | Dimensione | Formato | |
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