I risultati delle elezioni italiane del 4 marzo 2018 hanno confermato la trasformazione del sistema politico italiano in quello che può essere considerato come un tripolarismo imperfetto (Diamanti, 2016), con due poli maggiori rappresentati da centrodestra e M5S, e, più arretrato, il centrosinistra. Come sottolineato da Oesch e Rennwald (2018, p.1), il tripolarismo sembra essere una prerogativa degli spazi politici nazionali in Europa a partire dagli anni 2000, benché ci si sia arrivati seguendo ritmi diversi. Caratteristico di questi sistemi politici, secondo gli autori, è che: "I due poli dominanti del XX secolo, i partiti di sinistra e del centro-destra, sono confrontati da un terzo polo costituito dalla destra radicale". In linea con un dibattito che pare ravvivarsi nella letteratura sul ritorno del voto di classe e sull'importanza delle fratture sociali (Evans e Tilley 2017), o cleavage, i tre poli sarebbero in competizione tra di loro per ottenere il supporto di specifici settori occupazionali. Questa competizione sarebbe strutturata intorno a due principali linee di conflitto, una culturale ed una economica, in linea con quanto già sostenuto da Kitschelt (1995). Questa conformazione sembra parzialmente corrispondere alla situazione italiana, con due importanti fattori di divergenza per quanto riguarda il sistema partitico: (i) il partito più facilmente identificabile con la famiglia politica della "destra radicale", la Lega, è parte integrante della coalizione di centrodestra e (ii) è presente la questione della difficile collocazione del M5S nell'ambito delle principali famiglie politiche europee. Se, pertanto, il sistema politico italiano sembra da un lato seguire un percorso simile ad altri sistemi politici dell'Europa occidentale, lo fa con caratteristiche peculiari. In questo quadro di similitudini e differenze rispetto al resto del continente, un tema chiave appare l'esistenza (o meno) di cleavage socio-economici intorno ai quali si sarebbe strutturato il voto. Con questo contributo intendiamo analizzare il voto del 4 marzo concentrando l'attenzione sul fronte della 'domanda' politica. L'obiettivo è dunque di fornire un quadro preliminare dello spazio politico italiano uscito dalla Grande Recessione. Per farlo, trattiamo due elementi connessi, ma distinti: (i) le differenze nelle preferenze di voto tra le diverse categorie sociali, con una particolare attenzione al ruolo giocato dalla condizione occupazionale, e (ii) il posizionamento delle stesse rispetto ai principali temi della campagna elettorale. A questo scopo, esponiamo i risultati di un'analisi condotta su un dataset risultante da un sondaggio realizzato da Quorum per SKYTG 24 nei giorni immediatamente precedenti
Le fratture socio-politiche alle elezioni politiche del 2018: preferenze di voto e posizionamento tematico delle categorie sociali
Zanetti M;
2018-01-01
Abstract
I risultati delle elezioni italiane del 4 marzo 2018 hanno confermato la trasformazione del sistema politico italiano in quello che può essere considerato come un tripolarismo imperfetto (Diamanti, 2016), con due poli maggiori rappresentati da centrodestra e M5S, e, più arretrato, il centrosinistra. Come sottolineato da Oesch e Rennwald (2018, p.1), il tripolarismo sembra essere una prerogativa degli spazi politici nazionali in Europa a partire dagli anni 2000, benché ci si sia arrivati seguendo ritmi diversi. Caratteristico di questi sistemi politici, secondo gli autori, è che: "I due poli dominanti del XX secolo, i partiti di sinistra e del centro-destra, sono confrontati da un terzo polo costituito dalla destra radicale". In linea con un dibattito che pare ravvivarsi nella letteratura sul ritorno del voto di classe e sull'importanza delle fratture sociali (Evans e Tilley 2017), o cleavage, i tre poli sarebbero in competizione tra di loro per ottenere il supporto di specifici settori occupazionali. Questa competizione sarebbe strutturata intorno a due principali linee di conflitto, una culturale ed una economica, in linea con quanto già sostenuto da Kitschelt (1995). Questa conformazione sembra parzialmente corrispondere alla situazione italiana, con due importanti fattori di divergenza per quanto riguarda il sistema partitico: (i) il partito più facilmente identificabile con la famiglia politica della "destra radicale", la Lega, è parte integrante della coalizione di centrodestra e (ii) è presente la questione della difficile collocazione del M5S nell'ambito delle principali famiglie politiche europee. Se, pertanto, il sistema politico italiano sembra da un lato seguire un percorso simile ad altri sistemi politici dell'Europa occidentale, lo fa con caratteristiche peculiari. In questo quadro di similitudini e differenze rispetto al resto del continente, un tema chiave appare l'esistenza (o meno) di cleavage socio-economici intorno ai quali si sarebbe strutturato il voto. Con questo contributo intendiamo analizzare il voto del 4 marzo concentrando l'attenzione sul fronte della 'domanda' politica. L'obiettivo è dunque di fornire un quadro preliminare dello spazio politico italiano uscito dalla Grande Recessione. Per farlo, trattiamo due elementi connessi, ma distinti: (i) le differenze nelle preferenze di voto tra le diverse categorie sociali, con una particolare attenzione al ruolo giocato dalla condizione occupazionale, e (ii) il posizionamento delle stesse rispetto ai principali temi della campagna elettorale. A questo scopo, esponiamo i risultati di un'analisi condotta su un dataset risultante da un sondaggio realizzato da Quorum per SKYTG 24 nei giorni immediatamente precedentiI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.