L’apertura amorevole dell’essere umano può destare negli animali “qualità inedite, che altrimenti resterebbero chiuse?” Questa osservazione del 1959 del filosofo Aldo Capitini, promotore della cultura e dell’azione nonviolenta in Italia, pone una questione relativa al modello evoluzionistico neodarwiniano e contemporaneamente offre una prospettiva nuova e radicale al valore morale della biofilia. Nella relazione Uomo-Natura, secondo Stephen Kellert esistono nove valori base che, nel loro insieme, costituiscono la tendenza biologica ad affiliarsi con i processi naturali. Questi valori si sono rivelati adattavi nell’evoluzione umana e sono diventati inclinazioni genetiche. Tra di essi vi è il valore morale della biofilia, che riflette un’affinità etica e spirituale per la Natura. La formazione di un’etica biofilica, da un lato rende più profonda l’inclinazione a proteggere e a trattare con rispetto la Natura, e dall’altro ricerca nella Natura un significato sotteso. Capitini fu una delle personalità più sensibili al tema del valore morale della Natura rivelando con largo anticipo la sensibilità biofila che, nella sua esperienza, è motivazione originale della sua scelta nonviolenta e, contemporaneamente, esito evocativo di nuovi e più profondi sentimenti verso le creature viventi. La riflessione di Capitini richiama infatti alla coralità l’insieme degli “esseri venuti alla vita”, nella loro singolarità, tutti destinatari di un’attenzione eticamente orientata, soggetti attivi in una relazione di apertura al tu di Tutti. Alla responsabilità umana si aggiunge l’annodarsi gioioso dell’amicizia con i viventi, cominciando con il vegetarismo, comportamento liberante per chi lo pratica, perché schiude orizzonti inattesi nel segno di una relazione che ha la forza di esplorare nuove strade nelle relazioni con la Natura, aprendole alla Compresenza.

L'apertura amorevole alla Natura: il valore morale della biofilia in Capitini

BARBIERO G;
2014-01-01

Abstract

L’apertura amorevole dell’essere umano può destare negli animali “qualità inedite, che altrimenti resterebbero chiuse?” Questa osservazione del 1959 del filosofo Aldo Capitini, promotore della cultura e dell’azione nonviolenta in Italia, pone una questione relativa al modello evoluzionistico neodarwiniano e contemporaneamente offre una prospettiva nuova e radicale al valore morale della biofilia. Nella relazione Uomo-Natura, secondo Stephen Kellert esistono nove valori base che, nel loro insieme, costituiscono la tendenza biologica ad affiliarsi con i processi naturali. Questi valori si sono rivelati adattavi nell’evoluzione umana e sono diventati inclinazioni genetiche. Tra di essi vi è il valore morale della biofilia, che riflette un’affinità etica e spirituale per la Natura. La formazione di un’etica biofilica, da un lato rende più profonda l’inclinazione a proteggere e a trattare con rispetto la Natura, e dall’altro ricerca nella Natura un significato sotteso. Capitini fu una delle personalità più sensibili al tema del valore morale della Natura rivelando con largo anticipo la sensibilità biofila che, nella sua esperienza, è motivazione originale della sua scelta nonviolenta e, contemporaneamente, esito evocativo di nuovi e più profondi sentimenti verso le creature viventi. La riflessione di Capitini richiama infatti alla coralità l’insieme degli “esseri venuti alla vita”, nella loro singolarità, tutti destinatari di un’attenzione eticamente orientata, soggetti attivi in una relazione di apertura al tu di Tutti. Alla responsabilità umana si aggiunge l’annodarsi gioioso dell’amicizia con i viventi, cominciando con il vegetarismo, comportamento liberante per chi lo pratica, perché schiude orizzonti inattesi nel segno di una relazione che ha la forza di esplorare nuove strade nelle relazioni con la Natura, aprendole alla Compresenza.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14087/4578
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