Dopo Hobbes buona parte della filosofia politica si è esercitata nel tentativo di superare l’ossessione hobbesiana per cui ogni indebolimento della concentrazione del potere – di ogni potere – nelle mani del sovrano non potesse che portare rapidamente al trionfo di Behemoth, alla guerra civile. Secondo Hobbes, il pluralismo delle idee, la separazione dei poteri, la stessa allocazione delle risorse via mercato sono altrettanti cavalli di Troia che si introducono nelle mura del Grande Leviatano portandolo presto alla digregazione. Ad almeno due di questi cavalli di Troia, il pluralismo e la separazione dei poteri, la modernità successiva a Hobbes si è sempre più affezionata. Ma in fondo anche il terzo cavallo, il mercato, può svolgere una funzione di antidoto alla società chiusa e all’assolutismo politico, a condizione che gli siano poste buone briglie da pubblici poteri che riconoscano e affermino il proprio ruolo primario – anziché gregario o ancillare – nello stabilire le norme che regolano una collettività politica. Hobbes ritiene che per affermare il primato della politica ed evitare il proliferare di potestates selvagge (ideologiche, economiche e politiche) occorra che il Leviatano riunisca sotto di sé tutti i poteri. La nostra sfida è ancora più difficile: si tratta di riaffermare il primato della politica sulle potestates private che intendono di fatto sostituirsi ad essa nel prendere le decisioni pubbliche, senza sacrificare le ragioni del pensiero liberale e democratico che da Hobbes hanno portato a Kelsen e Bobbio.
Non est potestas super terram quae comparetur ei. Hobbes e i "poteri selvaggi"
VITALE E
2016-01-01
Abstract
Dopo Hobbes buona parte della filosofia politica si è esercitata nel tentativo di superare l’ossessione hobbesiana per cui ogni indebolimento della concentrazione del potere – di ogni potere – nelle mani del sovrano non potesse che portare rapidamente al trionfo di Behemoth, alla guerra civile. Secondo Hobbes, il pluralismo delle idee, la separazione dei poteri, la stessa allocazione delle risorse via mercato sono altrettanti cavalli di Troia che si introducono nelle mura del Grande Leviatano portandolo presto alla digregazione. Ad almeno due di questi cavalli di Troia, il pluralismo e la separazione dei poteri, la modernità successiva a Hobbes si è sempre più affezionata. Ma in fondo anche il terzo cavallo, il mercato, può svolgere una funzione di antidoto alla società chiusa e all’assolutismo politico, a condizione che gli siano poste buone briglie da pubblici poteri che riconoscano e affermino il proprio ruolo primario – anziché gregario o ancillare – nello stabilire le norme che regolano una collettività politica. Hobbes ritiene che per affermare il primato della politica ed evitare il proliferare di potestates selvagge (ideologiche, economiche e politiche) occorra che il Leviatano riunisca sotto di sé tutti i poteri. La nostra sfida è ancora più difficile: si tratta di riaffermare il primato della politica sulle potestates private che intendono di fatto sostituirsi ad essa nel prendere le decisioni pubbliche, senza sacrificare le ragioni del pensiero liberale e democratico che da Hobbes hanno portato a Kelsen e Bobbio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.