Questo contributo intende riflettere sulle modalità e sulle forme dell’educazione musicale nella scuola primaria recentemente riformata dalla Legge 13 luglio 2015, n. 107, meglio conosciuta come “La buona scuola”. Tale legge prevede l’introduzione nella scuola primaria di insegnanti specializzati rispetto al cui reclutamento restano tuttavia ad oggi alcune zone d’ombra (Piatti, 2015). Il rischio è di trattare la musica come una disciplina da giustapporre alle altre, secondo un ordine di importanza molto legato al livello di credibilità che ciascun insegnante riesce a esprimere rispetto al proprio dominio. La sfida è invece di promuovere la musica, così come le altre espressioni linguistiche, come uno strumento di comunicazione e di manifestazione di sé che dà voce, impregna e vitalizza molti ambiti conoscitivi (Frodeman, Klein & Mitcham, 2010). Si propone e si motiva, pertanto, l’adozione di un approccio transdisciplinare (Parncutt, 2007), capace di curvare differenti domini conoscitivi attorno all’espressività musicale e di centrare l’attenzione sulla relazione tra percezioni, produzione sonore organizzate e corporeità (Boone, Cunningham, 2001). SI vuole inoltre offrire qualche prospettiva didattica rispetto alla valorizzazione del fare musicale precoce rispetto alle specificità storiche e culturali europee e italiane in particolare, conferendo spessore e peso alle esplorazioni, alle improvvisazioni e alle composizioni didattiche che devono rappresentare le fondamenta di una didattica musicale aperta, democratica e personalizzata.
Buona musica in una buona scuola
NUTI G
2015-01-01
Abstract
Questo contributo intende riflettere sulle modalità e sulle forme dell’educazione musicale nella scuola primaria recentemente riformata dalla Legge 13 luglio 2015, n. 107, meglio conosciuta come “La buona scuola”. Tale legge prevede l’introduzione nella scuola primaria di insegnanti specializzati rispetto al cui reclutamento restano tuttavia ad oggi alcune zone d’ombra (Piatti, 2015). Il rischio è di trattare la musica come una disciplina da giustapporre alle altre, secondo un ordine di importanza molto legato al livello di credibilità che ciascun insegnante riesce a esprimere rispetto al proprio dominio. La sfida è invece di promuovere la musica, così come le altre espressioni linguistiche, come uno strumento di comunicazione e di manifestazione di sé che dà voce, impregna e vitalizza molti ambiti conoscitivi (Frodeman, Klein & Mitcham, 2010). Si propone e si motiva, pertanto, l’adozione di un approccio transdisciplinare (Parncutt, 2007), capace di curvare differenti domini conoscitivi attorno all’espressività musicale e di centrare l’attenzione sulla relazione tra percezioni, produzione sonore organizzate e corporeità (Boone, Cunningham, 2001). SI vuole inoltre offrire qualche prospettiva didattica rispetto alla valorizzazione del fare musicale precoce rispetto alle specificità storiche e culturali europee e italiane in particolare, conferendo spessore e peso alle esplorazioni, alle improvvisazioni e alle composizioni didattiche che devono rappresentare le fondamenta di una didattica musicale aperta, democratica e personalizzata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.